L'intelligenza artificiale sta facendo ripensare agli economisti la storia dell'automazione

L'articolo di Harvard Business Review (di Walter Frick) esamina l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla visione economica del rapporto tra tecnologia e occupazione.

Gli economisti, un tempo fiduciosi che le innovazioni non causassero disoccupazione di massa, oggi rivalutano le loro teorie di fronte all’incremento globale delle disuguaglianze. Le analisi moderne riconoscono che, se da un lato la tecnologia può ridurre i salari e spostare i lavoratori, dall'altro innalza gli standard di vita, purché si creino nuove opportunità e si includano i lavoratori nelle decisioni sull'implementazione.

Il timore che l’IA possa portare a un’enorme perdita di posti di lavoro è un tema complesso. Molti economisti risponderebbero che la tecnologia, pur modificando i settori lavorativi, non elimina posti di lavoro in modo permanente. Infatti, la storia dimostra come le innovazioni rendano l'economia più efficiente e permettano ai lavoratori di transitare verso nuovi settori, come è avvenuto nel passaggio dall’agricoltura alla manifattura. Questa visione suggerisce che la tecnologia, pur destabilizzando inizialmente, apporta cambiamenti considerati vantaggiosi.

In conclusione, l'articolo sottolinea l’importanza di un approccio ponderato all'innovazione tecnologica. La priorità non è solo sviluppare nuove tecnologie, ma assicurarsi che esse creino opportunità per tutti e che i lavoratori siano inclusi nelle decisioni su come sfruttarle. Solo così sarà possibile massimizzare i benefici dell'IA, contenendo il rischio di disoccupazione e disuguaglianze.

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